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La macchina da scrivere

LA MIA STORIA SULLA MACCHINA DA SCRIVERE

Da piccola, nei racconti della mia prozia,comparivano spesso oggetti legati al secondo dopoguerra italiano.
Appena terminati gli studi, viene assunta in Pirelli nella sede
della Bicocca, come segretaria commerciale di un ingegnere. Molto precisa e velocissima come stenodattilografa, (era arrivata prima al concorso)
le affidano la riscrittura a macchina del contratto, per la realizzazione del grattacielo Pirelli. Mi raccontava con un pizzico d’orgoglio, del suono che si percepiva nell’aria, una sinfonia frenetica e incalzante che le dita creavano sulla tastiera della macchina da scrivere. L’ufficio del suo capo era meta di pellegrinaggio da parte dei colleghi che usavano ogni scusa per vedere all’opera la giovane segreteria che “volava”sulla tastiera. La sua macchina da scrivere, richiedeva una notevole pressione dei tasti perché il risultato fosse quello desiderato; altro che touch screen !!!
Ovviamente crescendo all’ombra di certi racconti,mi è venuto spontaneo interessarmi a questo particolare oggetto; dato che nell’immaginario globale affascina e attira indistintamente giovani e adulti.

LA PRIMA È MADE IN ITALY

Il primo dispositivo che anticipava la creazione della futura macchina da scrivere, fu inventato nel 1575 dal veneziano Francesco Rampazetto.
Di professione editore e tipografo, mise a punto un sistema per non vedenti con caratteri a rilievo. Nei secoli che seguirono,altri italiani diedero alla luce nuovi marchingegni sempre più simili alla macchina da scrivere; ma bisogna attendere gli americani per voltare pagina. Infatti fu la Remington,un’ industria militare a intuire la potenzialità di questo oggetto.
Nel 1874 mise in produzione la prima macchina da scrivere,grazie al giornalista Christopher Latham Sholes. Egli intuì la necessità di modificare la posizione dei tasti più usati per evitare l’incepparsi delle leve. Questo modello venne chiamato Qwerty, il nome deriva dalle prime sei lettere che si vedono sulla tastiera partendo da sinistra. Questo meraviglioso oggetto però, non permetteva al dattilografo di vedere eventuali errori di battitura,perché la tastiera ere posizionata sotto il rullo. È però nello stabilimento della Underwood,molto conosciuta per la fabbricazione di nastri inchiostrati, che nasce la vera rivoluzione industriale. Acquistano il brevetto dell’ingegnere tedesco Franz Xavier Wagner, precedentemente rifiutato dalla Remington. La peculiarità dell’invenzione è nella posizione frontale della tastiera, ben visibile per la battitura. Così nell’arco di tre decenni,i modelli come il celebre numero 5, sono prodotti su larga scala e arrivano in tutto il mondo.

UN GIOVANE ITALIANO E IL SUO SOGNO

A Chicago nel 1893, Camillo Olivetti è al seguito del suo insegnante il professor Galileo Ferraris. Affascinato dalle nuove invenzioni, Camillo passerà i successivi due anni a studiare presso la facoltà di ingegneria elettrica all’Universita di Stanford. Dopo aver maturato grande esperienza all’estero, è pronto a dare una svolta in Italia.
Al ritorno in patria,il giovane ingegnere piemontese si mette subito all’opera. Nel 1908 nasce la fabbrica “ Ing. C. Olivetti & C.”a Ivrea. Con caparbietà e grande ingegno avvia la progettazione e realizzazione della prima macchina da scrivere italiana a marchio Olivetti.
E così all’Esposizione Universale di Torino del 1911, viene presentata al pubblico la prima “M1” prodotta nella fabbrica di Ivrea. Adriano Olivetti, figlio di Camillo,inizia a lavorare in fabbrica appena laureato in ingegneria chimica. Dopo una lunga gavetta, diventa direttore della società nel 1932
e pochi anni dopo nel 1938,è pronto a prendere il testimone dal padre per diventare presidente.
Questo giovane uomo sarà ricordato come un grande innovatore del XX secolo. Sotto il suo personale imprinting la società Olivetti diventerà in tutte le sue sfaccettature unica e irripetibile. Tante sono state le collaborazioni che hanno reso uniche e desiderabili queste macchine da scrivere.
Al MOMA di New York si possono ammirare una decina di oggetti che hanno fatto la storia dello “Stile Olivetti “grazie al sogno dell’Ingegner Adriano.

IL FUTURO AMMICCANDO AL PASSATO.

La mia generazione è cresciuta a merendine e mattoncini, passando il tempo libero con gli amici a inventare costruzioni. Quest’anno, cercando un regalo particolare,ho scoperto una macchina da scrivere fatta completamente di mattoncini! Grazie a Steve Guinnes,un eclettico inglese dall’aria simpatica e ideatore di incredibili creazioni è nato un oggetto fuori dall’universo Lego. Adesso curiosi e nostalgici possono costruirsi una macchina da scrivere che nella forma richiama gli anni 50. Anche il colore scelto è di un bel verde, come le favolose portatili di quell’epoca stile “Lettera 22” della Olivetti.
La cosa stupefacente è che dal 1874 anno di realizzazione della prima Qwerty, quasi la totalità di queste macchine ha mantenuto la stessa posizione dei tasti compreso il tablet dove scrivo.

ARRIVA IL LIETO FINE

E così, mentre la mia felicissima prozia si trasferiva al Pirellone,un suo coetaneo americano Jerry Lewis traslocava a Hollywood; che tipi ingamba i ragazzi del 1926 ! Intraprendenti,dinamici,divertenti ma anche seri ed altruisti; una specie in estinzione. Artefici del loro destino armati solo di coraggio,volontà e ottimismo. Nel 1963 mentre la giovane segretaria lavora tra le nuvole, Jerry Lewis regala al mondo la sua personale macchina da scrivere. Nel film “Who’s minding the store ?” l’incredibile rappresentazione fatta di gesti e atteggiamenti, renderà una scena di pochi attimi assolutamente “mitica”. Seduto ad una scrivania completamente vuota, inizia a dattilografare su una macchina da scrivere invisibile. Grazie ad una musica fantastica creata un decennio prima da Leroy Anderson e al suo talento, ancora oggi abbiamo “The Typewriter” un modello decisamente unico che regala a tutti un sorriso .